Ebbene sì. È importante farsi questa domanda perché d’oro illegale è, purtroppo, pieno il mercato.
Una notizia del settembre appena passato: la polizia brasiliana ha sequestrato 3 tonnellate d’oro illegale in Amazzonia. Il metallo veniva venduto come legale con documenti falsi. (fonte ANSA)
La polizia brasiliana ha condotto un’importante operazione in Amazzonia contro l’estrazione illegale dell’oro, un’attività che è aumentata notevolmente negli ultimi anni.
Il blitz ha smantellato un’organizzazione criminale responsabile della vendita di 3,1 tonnellate di oro, dissimulandone la provenienza con documenti falsi.
La maggior parte degli arresti e dei mandati di perquisizione e sequestro sono stati eseguiti nello stato del Pará, una regione dove l’estrazione mineraria illegale è cresciuta in modo esponenziale, colpendo soprattutto le aree protette delle riserve indigene.
Il processo illegale di raffinazione dell’oro veniva effettuato principalmente a Sao José do Rio Preto, una città nel nord dello Stato di San Paolo, nota per la sua fiorente industria della gioielleria.
Lì, l’oro illegale veniva fuso insieme all’oro legale, rendendo difficile rintracciare il metallo non autorizzato.
L’indagine ha portato alla confisca e al congelamento di 2,9 miliardi di reais (equivalenti a 514 milioni di dollari) in contanti e beni, tra cui veicoli, motociclette, gioielli e pepite d’oro.
(fonte: ANSA)
Pedro Lima dos Santos è stato identificato come il capo di un’organizzazione criminale che estraeva illegalmente l’oro nella terra indigena Kayapó, nel Pará e in altre parti dell’Amazzonia. Insieme a lui sono stati arrestati altri 13 sospettati, tra cui un funzionario pubblico e quattro agenti di polizia.
Pedro Lima dos Santos oltre a essere un criminale è anche un uomo delle istituzioni: supervisore del dipartimento dei lavori del municipio di Redenção, consigliere dal 2013 al 2017 del PSDB (Partito della Social Democrazia Brasiliana) e, attualmente – fino a prima dell’arresto – dell’União Brasil.
Secondo l’indagine, la società di Dos Santos – Dente di Leone – ha venduto a società intermediarie 3,14 tonnellate di oro illegale tra il 2021 e il 2023, guadagnando 847 milioni di R$ pari a 140 milioni di euro circa.
(Foto: Polizia federale)
Repórter Brasil (fonte da cui è estratto questo articolo) aveva già rivelato nel 2023 che Pedro Lima era sospettato di gestire una “miniera fantasma” nel sud del Pará. L’attività era già oggetto di indagini per possibili legami con un programma illegale di contrabbando di oro, che forniva minerale estratto dalle terre indigene alle raffinerie di New York, negli Stati Uniti, e Istanbul, in Turchia.
Pedro Lima è descritto come “il principale organizzatore della pratica illecita di ‘riscaldare l’oro’ (renderlo legale). Oltre all’estrazione e al commercio illegale di minerale, sarà responsabile di riciclaggio di denaro, falsità ideologiche e organizzazione criminale.
Secondo le indagini della Polizia Federale, il piano si basava sull’utilizzo di una “miniera fantasma” nel Pará per emettere documenti falsi e “riscaldare” (legalizzare) l’oro estratto illegalmente in diverse regioni dell’Amazzonia. Oltre al TI – Territorio Indigeno – Kayapó, il sospetto è che anche l’oro prelevato nella terra indigena Yanomami, a Roraima, a 1.700 chilometri di distanza, sia stato “riscaldato” nell’ambito dello stesso progetto.
Le miniere fantasma sono formalmente miniere legali che producono grandi quantità di minerale, ma in realtà non estraggono oro. Queste miniere vengono utilizzate da bande criminali per nascondere la vera origine del metallo estratto illegalmente da aree senza permesso, come le terre indigene.
Secondo la Polizia Federale, l’oro veniva estratto illegalmente dalla Terra Indigena Kayapó e da altre attività minerarie irregolari nel Pará, Amazonas, Mato Grosso e Roraima (Foto: Marizilda Cruppe/Greenpeace)
Le autorizzazioni sono rilasciate dall’Agenzia Nazionale Mineraria (ANM) per l’estrazione su piccola scala, denominata PLG (Permesso di estrazione).
Pedro Lima aveva intestato a suo nome un PLG a Cumaru do Norte, situato in una zona confinante con il TI Kayapó, al limite orientale del territorio (ndr: I Kayapó sono un gruppo etnico del Brasile che ha una popolazione stimata in 8.638 individui (dato 2012-fonte wiki).
Legalizzata, questa attività mineraria ha registrato una megaproduzione negli ultimi anni, ma le immagini satellitari non mostrano segni di attività mineraria nel sito.
“La profondità della fossa avrebbe dovuto essere maggiore per raggiungere la produzione indicata, cosa che non si è verificata nella zona del PLG a causa dell’assenza di estrazione mineraria”, si legge nella decisione del tribunale.
Secondo l’indagine, tra il 2020 e il 2023 non è stato registrato alcun movimento associato all’attività mineraria in questo PLG. Sarebbe quindi impossibile che dalla zona venissero estratte 3 tonnellate di oro. Il rapporto geologico della PF indica “chiaramente” che non c’è stato alcun tipo di esplorazione mineraria nel sito, si legge nel documento della Corte Federale ottenuto dal rapporto.
La miniera fantasma di Pedro Lima si trova al confine con la terra indigena Kayapó, a Cumaru do Norte (Crediti: immagini da ©Airbus DS/Earthrise, fornite a Repórter Brasil)
Oltre alla “ghost mining”, l’inchiesta della PF sottolinea che l’organizzazione criminale coinvolgeva una serie di attori per mascherare l’origine del minerale, come compagnie e cooperative minerarie, stazioni di servizio, negozi di gioielleria e di noleggio di macchinari.
In un’intervista rilasciata nel 2021 a una rete televisiva locale, il politico e uomo d’affari del Pará Pedro Do Lima ha difeso le attività minerarie, si è lamentato del fatto che i minatori fossero trattati come banditi e ha classificato come “pirotecniche” le azioni di lotta ai siti minerari illegali.
Ha anche detto che, nel 2020, si è recato a Brasilia per incontrare il senatore Zequinha Marinho (Podemos-PA), che si è dimostrato “solidale” con la causa dei minatori. “Quando arriveremo a Brasilia, sarà pronto ad aiutarci”, ha detto.
Contattato da Repórter Brasil , il senatore ha detto che non avrebbe parlato, poiché il fatto non ha alcun legame con il suo mandato.
Nel mirino della giustizia anche le aziende che hanno acquistato oro illegalmente
Le 3,14 tonnellate di oro infatti sono state vendute dalla società Dente Di Leone a sole due società: Fênix Distribuidora de Títulos e Valores Mobiliários (DTMV) Ltda e BAMC Laboratório de Análises de Solos e Minérios Ltda. In questo accordo, la compagnia mineraria di Pedro Lima ha intascato un totale di 847 milioni di R$.
Secondo le informazioni del Tribunale Federale, l’oro scambiato tra Dente Di Leone, Fênix e BAMC è stato “evidentemente estratto da altre miniere della regione, che non rientrano in alcuna area coperta da permesso minerario rilasciato dall’ANM”.
Fênix DTVM aveva già sospeso gli acquisti con la società di Pedro Lima nel marzo 2023, dopo che Repórter Brasil aveva rivelato i primi sospetti sulla persona indagata.
Lo stesso rapporto mostrava i collegamenti di BAMC Laboratório de Análises de Solos e Minérios Ltda. con un programma internazionale di contrabbando di oro dalla terra indigena Yanomami . Il proprietario dell’azienda, Brubeyk Nascimento, è stato arrestato quattro mesi dopo la pubblicazione del rapporto.
Nell’operazione dello scorso settembre inoltre, Fênix è stata uno degli obiettivi dei mandati di perquisizione e sequestro. La decisione ha quindi determinato la sospensione delle attività di estrazione e commercio minerario, oltre al sequestro di “oro in natura fino al limite di 3,14 tonnellate” nell’ambito di perquisizioni effettuate presso la sede della Fênix a Cuiabá (MT).
Contattata da Repórter Brasil , la Fênix DTVM ha ribadito di aver interrotto i rapporti con Dente Di Leone “non appena è venuta a conoscenza della possibile irregolarità” e di essere a disposizione delle autorità per chiarimenti.
La terra indigena Kayapó è la più ambita per l’estrazione illegale dell’oro.
Nonostante le indagini, l’attività mineraria illegale continua a crescere nelle aree indigene, anno dopo anno. TI Kayapó guida la classifica, con 13,7mila ettari nel 2022 (l’equivalente di 19mila campi da calcio), secondo un sondaggio di MapBiomas. Quest’area rappresenta il 54% dell’intera superficie delle miniere aperte quell’anno nelle terre indigene.
“Anche se le operazioni delle forze dell’ordine devono continuare, non saranno in grado di affrontare il potere dell’estrazione mineraria finché l’oro illegale potrà essere facilmente riciclato ed esportato verso i consumatori globali come merce legale”, ha affermato Christian Poirier, direttore dei programmi di Amazon Watch (https://amazonwatch.org/)
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Più di 8.000 indigeni vivono nel TI Kayapó . Il mercurio utilizzato per separare l’oro inquina i fiumi, contamina i pesci e fa ammalare le popolazioni indigene. “Il fiume ora è solo fango. Non mangiamo più pesce né selvaggina; solo quello che si compra al mercato, perché l’acqua è contaminata e provoca malattie”, ha detto un leader indigeno.
(Fonte: REPORTER BRASIL)
SE DESIDERI APPROFONDIRE:
Nel marzo di quest’anno, Repórter Brasil ha pubblicato il documentario “The standing forest – Bá Kájmã Ãm”. Il cortometraggio illustra la differenza tra una minoranza della comunità indigena favorevole all’estrazione mineraria e invece la maggioranza che non è coinvolta nell’estrazione dell’oro e si augura che abbia fine – o che venga gestita legalmente con le dovute tutele per l’ambiente e per le persone – per poter tornare ad avere acqua pulita, pesce da mangiare, condizioni di vita in generale più salubri come lo erano un tempo.